Apnea e Pesca Subacquea: tecniche e strategie

Pesca subacquea: in attesa in apnea

Apnea e Pesca Subacquea: tecniche e strategie

Quando ci si immerge per pescare in apnea, la mente si concentra inevitabilmente sui pesci. Eppure, tutto quello che succede nei lunghi secondi che si passano sott’acqua può avvenire soltanto a condizione che tutto funzioni a perfezione. E con tutto si intende quella lunga serie di attività e prerequisiti che accompagnano ogni immersione: assetto, pinneggiata, capovolta, capacità di compensare e resistenza in apnea sono argomenti che vanno trattati ben prima di dedicarsi a insidiare i pesci sott’acqua.

Confidenza e allenamento con la pratica dell’apnea determinano la durata dell’immersione, e quindi le possibilità di cattura, ma sono soprattutto fondamentali per una questione di sicurezza. Ci sono infatti alcune tecniche di apnea ed errori di respirazione che possono rivelarsi controproducenti, se non addirittura pericolosi. Al contrario, esistono delle tecniche di respirazione e di preparazione delle immersioni che consentono di allungare i propri tempi di apnea e di godersi lunghe battute in mare nella piena consapevolezza dei propri limiti.

Subacquea ed apnea: da dove iniziare

Partiamo da un presupposto: l’apnea dei campioni di profondità e l’apnea di un pescatore sub sono la stessa disciplina, ma con connotazioni sensibilmente diverse. Mentre gli apneisti puri fondano buona parte delle loro performance sulla capacità di rilassarsi e restare in ascolto del proprio corpo per lunghissimi minuti, chi pesca in apnea si trova generalmente in situazioni tese e movimentate, di breve durata, che non permettono di instaurare con il proprio corpo quel “dialogo costante” che accompagna le interminabili discese sul cavo verso i 100 metri.

La disciplina dell’apnea agonistica, attualmente regolamentata da AIDA International (International Association for Development of Apnea) e CMAS (Confédération Mondiale des Activités Subaquatiques – World Underwater Federation), valuta essenzialmente due capacità dell’atleta: il tempo di apnea (come nell’apnea statica) e la profondità che riesce a raggiungere, come avviene nelle competizioni ad assetto costante o variabile.

Nella pesca subacquea le immersioni sono assai più brevi, e anche le profondità sono molto diverse da quelle raggiunte dai campioni di apnea in assetto variabile: quello che si cerca di ottenere, però, sono le stesse identiche cose. In entrambi i casi la pratica dell’apnea serve a raggiungere tempi di immersione più lunghi e maggiori profondità. E le tecniche per farlo sono le stesse.

Perciò, anche se le tecniche di rilassamento saranno meno centrali nella vita di un pescatore rispetto a quanto possano esserlo nella routine di un apneista puro, le competenze da sviluppare sono le medesime, a cominciare dalle nozioni relative alla sicurezza in immersione. La prima cosa da fare se si sta pensando di dedicarsi alla pesca subacquea, quindi, è valutare di frequentare un corso base di apnea, durante il quale sarà possibile approcciarsi alla disciplina iniziando dalle nozioni fondamentali e testando le proprie capacità in nel contesto protetto della piscina prima di tuffarsi in mare.

Tecniche di apnea: l’importanza dell’allenamento

Quando ci si immerge in apnea con l’intenzione di resistere trattenendo il respiro, l’obiettivo è quello di consumare la minor quantità di ossigeno possibile mantenendo livelli di anidride carbonica accettabili. Questo equilibrio è quello su cui si fonda la capacità di resistere in acqua più a lungo.

Come potrà confermare qualunque pescatore esperto o maestro di apnea, però, non esiste una ricetta miracolosa per raggiungere tempi di apnea oltre i tre minuti o per poter avventurarsi senza difficoltà sotto venti metri d’acqua: profondità e durata si conquistano soltanto con il tempo e con l’allenamento.

Un corso di apnea serve innanzitutto ad approcciare argomenti come la capovolta, la pinneggiata e il coordinamento respirazione-movimento, particolarmente importanti per chi vuole pescare in apnea, ma è altrettanto utile nella misura in cui permette di approfondire le tecniche di rilassamento e respirazione da cui dipenderanno i propri tempi di apnea e le proprie performance.
Poi ci sono le buone abitudini che vanno sperimentate sul campo e che possono fare la differenza tra una buona apnea e un’esperienza pericolosa, come rispettare i tempi di recupero in superficie, mantenersi idratati e seguire la giusta alimentazione prima di immergersi.

La preparazione dell'apnea: tecniche di respirazione
Conoscere le tecniche di respirazione e di rilassamento è di fondamentale importanza quando ci si avvicina alla pesca in apnea (Foto: Alemanni Sub)

Pesca sub in apnea: gli errori da non fare

Rispetto alle sessioni di apnea in piscina, la prima esperienza con l’arbalete è un altro mondo. L’attenzione è rivolta altrove, in alcuni casi bisogna anche muoversi in fretta, e sembra non ci sia tempo per mettersi ad ascoltare il proprio corpo e concentrarsi sul rilassamento.

Durante le prime battute di pesca la tentazione del carniere può essere abbastanza pervasiva da trasformarsi in una “distrazione”, ma non bisogna lasciarsi trasportare verso alcuni pericolosi quanto comuni errori:

  • iperventilare: un tempo si credeva che iperventilando si potessero potenziare le scorte di ossigeno, ma non è così. Al contrario, iperventilare è molto pericoloso poiché riduce la quantità di anidride carbonica, che è la prima spia dell’organismo (per capire quanto può essere rischiosa questa pratica, basti pensare che i livelli di CO2 controllano circa l’80% della meccanica respiratoria);
  • non idratarsi a sufficienza: anche se non sembra, la pesca in apnea è molto dispendiosa in termini fisici e porta il corpo ad espellere molti liquidi, cosa di cui spesso non ci si rende conto (si tratta di un meccanismo che l’organismo mette in atto per abbassare la pressione sanguigna, spingendo l’apneista a “privarsi” di liquidi);
  • non rispettare i tempi di recupero: il tempo che passa tra un’apnea e l’altra serve per ripristinare i valori di ossigeno e anidride carbonica nel sangue, abbassare la frequenza cardiaca e permettere di tornare a respirare in maniera rilassata. Nella pesca in apnea, il tempo di recupero deve essere almeno il doppio del tempo di immersione;
  • espirare durante l’apnea: oltre a privarsi di ossigeno, quest’abitudine influisce sulla galleggiabilità e può rendere più difficile la risalita;
  • inspirare in maniera violenta quando si sale in superficie.

Avere buone capacità di apnea va ben oltre il saper trattenere il respiro: come abbiamo visto, la pratica dell’apnea richiede l’instaurazione di un profondo e continuo dialogo con il proprio corpo, che non può prescindere dalla capacità di rilassarsi e raggiungere uno stato fisico e mentale ottimale prima dell’immersione.

La preparazione all’apnea: la respirazione profonda

Una delle cose più importanti tra quelle che si imparano durante un corso base di apnea è la preparazione dell’immersione. In linea generale, la preparazione inizia con una fase di rilassamento in cui la respirazione deve essere il più possibile naturale, per diventare mano a mano più profonda nelle fasi successive. Durante questa pratica si passa nel giro di pochi minuti dal respirare normalmente al compiere atti respiratori completi, che coinvolgono diaframma, torace, spalle e clavicole.

Secondo il campione di apnea Federico Mana, che ha dedicato un lungo e dettagliato articolo ai tempi di recupero e diversi libri alle tecniche respirazione, la preparazione all’apnea può dividersi in 6 fasi:

  • decarbonizzazione: è una fase che si sperimenta al termine di un’immersione e coincide con i primi istanti del recupero. È un tipo di respirazione leggermente accelerata e appena più profonda di una respirazione rilassata, che ha come scopo l’espulsione della CO2;
  • ossigenazione: dopo aver eliminato l’anidride carbonica, bisogna incamerare ossigeno con una ventilazione lenta e controllata che permetta grandi scambi d’aria;
  • diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa: avviene naturalmente durante la respirazione profonda, e viene aiutata dal mantenere tempi di espirazione almeno doppi rispetto ai tempi di inspirazione. Questa fase di rilassamento può durare anche più di un minuto;
  • rilassamento e decontrazione muscolare: si ottiene con la concentrazione ma anche con la giusta postura. La posizione prona in galleggiamento è quella che garantisce la miglior distensione muscolare, in ogni caso è bene evitare posizioni verticali, che risultano più dispendiose;
  • incameramento del massimo quantitativo d’aria prima dell’apnea: a questo punto si può rallentare la respirazione profonda e lasciar riposare i muscoli per qualche istante, dopodiché eseguire due o tre atti respiratori completi che culminano con l’ultima espirazione;
  • ultima inspirazione: una volta rilassati i muscoli accessori alla respirazione, si può fare l’ultima inspirazione. È importante che venga effettuata lentamente e in maniera silenziosa (è un buon indice del fatto che l’aria non crea turbolenze nel suo percorso).

La fase di respirazione, che sia o meno parte di un recupero post-immersione, dovrebbe avere una durata di almeno 3 minuti. Nel caso della pesca sub, vale la pena di ripeterlo, il tempo di recupero dovrebbe essere sempre almeno il doppio del tempo di immersione.

Come allungare i propri tempi di apnea
Per migliorare i propri tempi di apnea ci si può aiutare anche con degli esercizi “a secco” che permettono di rilassarsi e allenare la respirazione (Foto: Alemanni Sub)

Focus sulle tecniche di respirazione per l’apnea

I tipi di respirazione che abbiamo citato sopra, più o meno lenti e profondi, servono a incamerare ossigeno nei polmoni e calmare la mente prima di un’immersione. Si inizia sempre con una respirazione naturale o appena più profonda del normale, per passare a scambi d’aria via via più lunghi e carichi di ossigeno, secondo una pratica che coinvolge diverse tecniche di respirazione:

  • respirazione diaframmatica: coinvolge il diaframma, il grande muscolo che abbassandosi crea più spazio per i polmoni, permettendo di incamerare più ossigeno. È quel tipo di respirazione profonda “dal basso” che punta alla massima estensione della pancia;
  • respirazione toracica: consiste nel far espandere ulteriormente lo spazio a disposizione die polmoni sollevando le costole. Viene utilizzata in combinazione con la respirazione diaframmatica per ottenere una ventilazione più efficace;
  • respirazione clavicolare: questo tipo di respirazione generalmente non viene utilizzato nella preparazione di un’immersione di pesca, in quanto dispendioso da un punto di vista muscolare. La sua funzione è quella di incamerare aria nella parte superiore dei polmoni sollevando le spalle.

Durante la preparazione di un’immersione in apnea, si attraversano tutte queste diverse fasi di respirazione.

Esistono poi dei semplici esercizi che permettono di allenare la propria apnea anche “a secco”: uno dei più noti, preso in prestito dalla tradizione orientale, è quello della respirazione quadrata, che consiste nell’inspirare, trattenere il respiro, espirare e fermarsi di nuovo (a polmoni vuoti) per intervalli di tempo regolari. Molto utilizzato per combattere ansia e stress, questo tipo di respirazione aiuta a raggiungere uno stato di rilassamento mentale e muscolare che permette di lavorare su tempi e consapevolezza della propria apnea anche se si è distanti dal mare.