Oltre l’apnea: tutte le discipline di pesca sportiva

Pesca sportiva: tutte le discipline riconosciute dal FIPSAS

Oltre l’apnea: tutte le discipline di pesca sportiva

Le discipline di pesca sportiva ufficialmente riconosciute dalla FIPSAS – Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee, si dividono in due categorie principali: la pesca di superficie e quella subacquea in apnea, nata come pratica sportiva nel 1949.

La pesca di superficie è a sua volta suddivisa in discipline di pesca in acque interne e in mare, a cui si aggiunge una categoria sui generis che è quella del casting, o lancio tecnico, uno sport che non si svolge necessariamente in acqua e in cui le prestazioni atletiche sono spesso più centrali del confronto agonistico con il pesce.

La pesca in acque interne: le principali discipline

La maggior parte delle discipline riconosciute dalla FIPSAS rientra nella macro categoria della pesca in acque interne, che include le attività sportive in torrenti, fiumi, laghi, lagune, bacini di acque salmastre e nelle acque marine entro la linea di bassa marea della costa.

Negli ultimi anni si stanno facendo largo discipline un tempo residuali come lo Street Fishing, la pesca sportiva sui corsi d’acqua urbana, e il Kayak Fishing, entrambe riconosciute dalla Federazione. Seppur non molto praticata, inoltre, rientra tra le discipline ufficiali anche l’antichissima pesca con la bilancia, una piccola rete quadrata fissata agli estremi di due aste metalliche incrociate.

La pesca al colpo e a Feeder

La disciplina della pesca al colpo include diversi tipi di pesca a galleggiante, tra cui la pesca alla bolognese, la pesca con canna fissa e all’alborella. Le due tecniche più diffuse, in questa specialità, sono certamente la pesca alla roubasienne e la pesca all’inglese, due tipi di pesca “a piede asciutto” che fanno uso rispettivamente di canne in carbonio ad innesti di 13 metri e di canne telescopiche o ad innesti – dotate di mulinello e galleggianti all’inglese – con lunghezza compresa tra 3,9 e 4,5 metri.

La pesca alla bolognese, invece, si pratica con canne telescopiche ad anelli e prevede una linea di pesca compresa tra i 10 e i 40 metri di distanza dalla costa, mentre l’ormai quasi abbandonata pesca all’alborella può essere praticata con canne fisse o telescopiche. Nelle competizioni di pesca al colpo sono consentite tutte le esche naturali, ed è possibile pasturare a mano o con la “tazzina”.

Nella tecnica del Feeder – praticata soprattutto su scogliere, banchine portuali e spiagge con fondali profondi – la lunghezza massima consentita per la canna è di 4,6 metri, mentre il pasturatore non può superare le dimensioni di 5 per 7 centimetri.

Pesca con la Mosca

Molto praticata nelle acque dolci dell’entroterra italiano, la pesca con la mosca fa uso di particolari esche artificiali costruite per simulare la vita e la morte di mosche e altri insetti sul pelo dell’acqua.

La pesca con la mosca è nota soprattutto per la difficoltà tecnica: lo scopo è quello di imitare i movimenti della mosca nel miglior modo possibile, cosa che viene fatta anche con alcune tecniche di lancio particolarmente complesse.

Pesca alla trota con esche naturali

La pesca alla trota è una di quelle che maggiormente hanno a che fare con tecnica ed esperienza: per cimentarsi con il vorace predatore acquatico è necessario conoscere l’avversario e le sue abitudini, che variano molto di stagione in stagione.

Se la pesca al tocco in torrente è quella che tradizionalmente segna l’apertura della stagione di pesca in acque dolci, la pesca alla trota al lago si basa essenzialmente sulla rotazione dell’esca naturale. In questo tipo di pesca possono essere usate canne di diverso tipo e di varie lunghezze. Nelle acque torrentizie si pratica anche la pesca in fiume, che prevede l’ingresso in acqua con waders e guadino, equipaggiati di canne a mulinelli, fisse o roubasienne lunghe fino a 11 metri.

Pesca con esche artificiali e filosofia “No Kill”

La trota può essere pescata anche con esche artificiali: un esempio è la tecnica della Trout Area, che prevede l’uso di piccolissimi artificiali rigidi senza ardiglione particolarmente compatibili con la filosofia del “Catch and Release”.

La pesca con esche artificiali, soprattutto quando si svolge da riva, è una disciplina avvincente che richiede grande abilità poiché impegna il pescatore in un confronto serrato con prede di diversa taglia e con diverse abitudini di caccia.

Questo tipo di disciplina si svolge anche da natante, e prevede il Catch and Release immediato del pesce. Tra i tipi di pesca No Kill più diffusi e apprezzati in italia ci sono il Bass Fishing, il Carp Fishing e la pesca allo storione, tutti riconosciuti dalla FIPSAS.

La pesca subacquea: la disciplina più antica

La pesca subacquea in apnea si può praticare in mare o in acque dolci, dove si tende a prediligere fondali rocciosi e di grotto.

Oltre a muta, pinne, maschera e zavorra, l’attrezzatura necessaria per questa disciplina sportiva include una boa segnasub e un arbalete, un fucile che usa la gomma come elemento propulsore.

La pesca in apnea è la più antica disciplina sportiva tra quelle riconosciute dal FIPSAS: per praticare questo tipo di pesca, è necessario essere in possesso di un brevetto specifico, che viene rilasciato soltanto dopo la partecipazione a un apposito ciclo di formazione.

La pesca sportiva in mare

Quando si pensa alla pesca sportiva in mare non si può non pensare ai lunghi lanci del Surfcasting, una disciplina basata essenzialmente su distanza e precisione del gesto atletico. La pesca Surfcasting si fa da riva usando canne con mulinello lunghe fino a 5 metri. Ben diverso è l’equipaggiamento richiesto per la pesca con canna da riva, che si pratica generalmente con l’ausilio di un galleggiante e terminali sottilissimi.

La tecnica che però più di ogni altra richiede attrezzatura di un certo livello è quella del Big Game, la pesca in mare che si concentra sulla cattura di prede di grosse dimensioni: che sia d’altura o costiera, la traina prevede che l’azione (generalmente a 5 canne) si svolga su un natante in movimento.

Ancora più estremo è il Drifting: nato per la cattura dei tonni, questo tipo di pesca si svolge su un natante “alla deriva” che può trovarsi a combattere con prede che superano tranquillamente i 200 chili.